Concerto del Giubileo

Cantare amantis est

Basilica Metropolitana | On demand dal 1 ottobre

Cantare amantis est
Concerto del Giubileo
In occasione dell’Anno Giubilare 2025

Orchestra Giovanile Luigi Cherubini
direttore Hossein Pishkar
Andrea Berardi organo

Johann Sebastian Bach
Fuga in Si minore su tema di Corelli, BWV 579

Antonio Vivaldi
Sinfonia in si minore per archi e basso continuo “Al Santo Sepolcro” RV 169

Johann Sebastian Bach
Fuga (Ricercata N. 2) a sei voci da Das Musikalische Opfer BWV 1079/5
trascrizione per orchestra di Anton Webern

Richard Wagner
Karfreitagszauber (“Incantesimo del Venerdì Santo”), da Parsifal

Leonardo Marino
Nuova composizione
per organo, archi e voce bianca
prima esecuzione assoluta
commissione di Ravenna Festival

Edward Elgar
Sursum corda op. 11 per archi, ottoni, timpani e organo

Nell’anno giubilare il progetto intitolato alle parole di Sant’Agostino non poteva non volgere lo sguardo all’elemento spirituale che permea tanta musica e che attraversa la stessa Ravenna, le sue chiese, le sue magnifiche basiliche. E gli organi che ognuna di esse custodisce: strumenti storici, straordinari, capaci nel soffio che anima il loro suono di far rivivere la storia della città e della sua gente. Si inaugura allora una sorta di percorso nella memoria racchiusa in quegli antichi meccanismi, rileggendola con gli occhi e le voci di oggi. In un Festival che è crocevia tra passato e futuro si intrecciano la scrittura contemporanea di Marino e quella immortale di Vivaldi, mentre il “moderno” Webern trascrive fedele la monumentale fuga di Bach. E le generazioni si danno la mano, cogliendo nel presente la lezione di ieri e la speranza di domani.

Ensemble Vocale Odhecaton

Alla Palestrina

Basilica di San Vitale | On demand dal 1 ottobre

Omaggio a Giovanni Pierluigi da Palestrina nel 500° anniversario della nascita e ad Alessandro Scarlatti nel 300° della morte
Ensemble Vocale Odhecaton
Alla Palestrina

direttore Paolo Da Col
Alessandro Carmignani controtenore
Guilhelm Terrail controtenore
Gianluigi Ghiringhelli controtenore
Oscar Golden Lee tenore
Luca Cervoni tenore
Luigi Tinto tenore
Alberto Spadarotto baritono
Enrico Bava basso
Marcello Vargetto basso

Alessandro Scarlatti
Messa breve “a Palestrina”

Giovanni Pierluigi da Palestrina
Mottetti

È un legame ideale quello che unisce, nell’arco di due secoli, i protagonisti di questi anniversari: Giovanni Pierluigi da Palestrina (1525-1594) ad Alessandro Scarlatti (1660-1725). Se il primo fu considerato il princeps musicae e se la sua opera rappresentò il paradigma dello stile polifonico per i tutti i compositori, neppure Scarlatti sfuggì alla sua influenza. Soprattutto nella produzione sacra. A testimoniarlo basti la Messa breve “a Palestrina” composta nello stile a cappella del modello apertamente dichiarato e destinata alla corte pontificia in quella Roma (altro trait d’union) che più volte benevolmente lo accolse. Un’opera di cui possiamo godere grazie a più fonti manoscritte, due delle quali autografe, e che Odhecaton intreccia a mottetti palestriniani in una sorta di inedita liturgia.

Alexander Gadjiev

Antichi Chiostri Francescani | On demand dal 1 ottobre

Alexander Gadjiev pianoforte

Claude Debussy
Cinque preludi dal Secondo libro, L 131
Brouillards aus Préludes
La terrasse des audiences du claire de lune
Ondine
Hommage à S. Pickwick Esq. P.P.M.P.C.
Feux d´artifice

Béla Bartók
Suite “All’aria aperta” (Szabadban) SZ 81, BB 89

Modest Petrovič Musorgskij
Quadri di un’esposizione

Szabadban: in ungherese significa “libertà”, che nel caso di Béla Bartók significa soprattutto libertà del comporre. Con questo titolo era inizialmente conosciuta la sua suite pianistica All’aria aperta, nella quale costruzioni timbriche inaspettate e tecnica esecutiva trascendentale mettono a dura prova anche i pianisti più esperti. Una sfida che si ritrova nel Secondo Libro dei Preludi di Debussy, dove lo strumento viene portato al limite dello sfruttamento delle sue risorse, e nei Quadri di un’esposizione di Musorgskij, la “passeggiata” musicale più avvincente e immaginifica realizzata nella storia della musica. Tutto affidato al talento del trentenne Alexander Gadjiev, il primo pianista italiano a salire sul podio del leggendario Concorso Chopin, sessant’anni dopo Maurizio Pollini.

Accademia Bizantina

Vivaldi d’amore

Teatro Alighieri | On demand dal 1 ottobre

Accademia Bizantina
Vivaldi d’amore

direttore, violino solo e viola d’amore Alessandro Tampieri

Maria Grokhotova, Paolo Zinzani, Pietro Battistoni violini primi
Mauro Massa, Lavinia Soncini, Gemma Longoni violini secondi
Alice Bisanti, Nicola Sangaletti viole
Giulio Padoin, Paolo Ballanti violoncelli
Giovanni Valgimigli violone
Tiziano Bagnati arciliuto
Valeria Montanari clavicembalo

4 violini soli
Alessandro Tampieri, Mauro Massa, Maria Grokhotova, Paolo Zinzani

Antonio Vivaldi
Concerto per Archi in si bemolle maggiore RV 167
Concerto n. 8 in la minore per due violini, archi e basso continuo RV 522 da “L’estro armonico” op. 3
Sinfonia detta “Il Coro delle Muse” RV 149 dedicata al Principe di Polonia ed Elettore di Sassonia Federico Christiano
Concerto per viola d’amore in re minore RV 394
Concerto per violino in mi minore RV 273
Concerto per archi in fa maggiore RV 138
Concerto per viola d’amore e archi in la minore RV 397
Concerto n. 10 in si minore per quattro violini, violoncello, archi e basso continuo RV 580 da “L’estro armonico” op. 3

«Qual professore / suona cembalo, o violino / violoncel, viola d’amore»: è all’Anna Maria, celebrata in questi anonimi versi, che probabilmente Vivaldi dedica alcuni dei suoi concerti per viola d’amore, alla più brillante tra le giovani orfane dell’Ospedale della Pietà di Venezia, per virtuosismo capaci di incantare i visitatori e di ispirare il “prete rosso” che le istruiva al violino ma anche appunto al suono dolce e suadente della viola d’amore. Uno strumento complesso, con corde di risonanza capaci di evocazioni orientaleggianti, che Alessandro Tampieri, “storico” solista di Accademia Bizantina, alterna all’agile violino proponendo anche Concerti da quello scrigno di invenzioni che è L’estro armonico, oltre a pagine tra cui spicca per rarità la Sinfonia dedicata nel 1740 al principe sassone ospite d’onore in una sontuosa serata proprio alla Pietà.

vision string quartet

mar – Museo d’Arte della Città di Ravenna | On demand dal 1 ottobre

vision string quartet

Florian Willeitner violino primo
Daniel Stoll violino secondo
Sander Stuart viola
Leonard Disselhorst violoncello

Edvard Grieg
Quartetto per archi in sol minore n. 1 op. 27

brani da Spectrum
composizioni di Daniel Stoll, Sander Stuart, Leonard Disselhorst e Jakob Enke eseguite con gli strumenti amplificati

sound engineer Philipp Treiber

Di buon umore e pervaso di un vivace ottimismo: chi ha assistito a una loro performance giura di esserne uscito con questo stato d’animo. Giovani e dinamici, del tutto lontani dall’immagine seriosa e un poco polverosa del musicista classico, i componenti e fondatori del vision string quartet – dal 2012 di base a Berlino – non rinunciano al rigore dello studio e dell’approfondimento tecnico, ma raggiungono le vette della qualità con un approccio alla partitura meno formale, più fresco, “minuscolo” e diretto. Suonano in piedi (come in realtà avveniva nei secoli scorsi) e sempre a memoria, protesi a stabilire con il pubblico una intima connessione, sia interpretando i classici che proponendo le loro originali composizioni: come Spectrum, brani che definiscono un nuovo sound, ispirato a folk, pop, rock, funk, minimal… Perché la musica, tutta la musica, fa bene!

Heiner Goebbels
Surrogate Cities

Teatro Alighieri | On demand dal 1 ottobre

Heiner Goebbels
Surrogate Cities

Orchestra Giovanile Luigi Cherubini
direttore Andrea Molino

voci Aurore Ugolin, John De Leo e Jack Bruce
sassofoni Alípio Carvalho Neto
composizione, scene e light designer Heiner Goebbels
sound director Norbert Ommer

produzione Ravenna Festival
in collaborazione con il Teatro Alighieri

Heiner Goebbels è uno dei più importanti e originali compositori del nostro tempo, nonché regista teatrale tra i più influenti in Europa, e Surrogate Cities è certo la sua composizione più nota ed eseguita. Vera “opera-mondo”, costruisce un organismo musicale imponente ma estremamente diversificato, multiprospettico, in cui l’ascoltatore può immergersi, aggirarsi e abitare come un moderno flaneur tra rapinose vertigini sonore e visioni di sconvolgente modernità. «La mia intenzione non è stata quella di realizzare una fotografia, ma di cercare di leggere la città come fosse un testo, per poi tradurre in musica elementi della sua meccanica e architettura. Ho costruito qualcosa che si confronta con il pubblico, e il pubblico reagisce a essa, scoprendo nella musica uno spazio in cui si può entrare con tutte le proprie idee e associazioni mentali».

San Giovanni Battista

Oratorio in due parti per cinque voci, concertino e concerto grosso

Basilica di Sant’Apollinare in Classe | On demand dal 1 ottobre

Nei 350 anni dalla prima esecuzione (composto in occasione dell’Anno Giubilare 1675)
San Giovanni Battista
Oratorio in due parti per cinque voci, concertino e concerto grosso

testo di Ansaldo Ansaldi
musica di Alessandro Stradella (1643-1682)

Erodiade la figlia Silvia Frigato soprano
Erodiade la madre Dorota Szczepańska soprano
San Giovanni Battista Danilo Pastore controtenore
Consigliere Roberto Manuel Zangari tenore
Erode Masashi Tomosugi basso

Ensemble Mare Nostrum
direttore Andrea De Carlo

Dotato di una straordinaria forza espressiva sia nel teatro che nel repertorio sacro, il bolognese Alessandro Stradella ebbe una vita rocambolesca, fino alla morte, a Genova nel 1682, vittima di un agguato le cui circostanze rimangono ancora ignote. La sua produzione di oratori – veri e propri drammi sacri seppure non destinati alla scena – è legata alla città di Roma, dove si era formato e dove trascorse la gran parte della vita. Tra questi spicca il San Giovanni Battista, incentrato sulle vicende che culminano con la decapitazione del Battista alla corte del lascivo Erode. Una delle tante sue partiture cui si attribuisce – eredità preziosa – la prima divisione dell’orchestra in concerto grosso e concertino, ovvero l’interazione tra il pieno orchestrale e il piccolo gruppo di solisti: niente meno che il germe originario del concerto grosso.

Riccardo Muti,
Giuseppe Gibboni

Orchestra Giovanile Luigi Cherubini

Palazzo Mauro De André | On demand dal 1 ottobre

Concerto inaugurale

Orchestra Giovanile Luigi Cherubini
Riccardo Muti
direttore

Giuseppe Gibboni violino

Ludwig van Beethoven
“Coriolano”, ouverture in do minore op. 62

Wolfgang Amadeus Mozart
Concerto n. 4 in re maggiore per violino e orchestra K 218

Ludwig van Beethoven
Sinfonia n. 7 in la maggiore op. 92

Programma di sala

Non sono tanto le difficoltà strettamente tecniche a farne uno dei Concerti più amati dai grandi interpreti, ma quella mutevolezza espressiva, quella fantasia che alterna slanci lirici e giocosità ritmica. Insomma, è Mozart: il suo K 218 è perfetto per il virtuosismo intimo eppur cristallino di Giuseppe Gibboni, giovane pluripremiato (suo il Premio Paganini nel 2021 a soli vent’anni) e oramai entrato a pieno titolo nel gotha dei migliori. Riccardo Muti, poi, non esita a incastonare questa gemma mozartiana tra gli immortali classici beethoveniani: forse la più efficace, inquieta e passionale pagina “drammatica” di tutta la storia della musica, il Coriolano. Poi la più luminosa e smagliante delle sue sinfonie: «apoteosi della danza» la definì Wagner tentando di dar conto dell’implacabile dinamismo ritmico che la anima.

Presentazione programma 2025

XXXVI edizione

Teatro Alighieri | 08 marzo 2025 | ore 11:00

Nabucco

Trilogia d'Autunno: una trilogia secondo Riccardo Muti

Teatro Alighieri | 17 dicembre 2023 | ore

Nabucco

musica di Giuseppe Verdi
dramma lirico in quattro parti
libretto di Temistocle Solera
dal dramma Nabuchodonosor di Auguste Anicet-Bourgeois e Francis Cornu
e dal ballo Nabuccodonosor di Antonio Cortesi
(Prima rappresentazione Milano, Teatro alla Scala, 9 marzo 1842)
Universal Music Publishing Ricordi srl, Milano
revisione critica a cura di Roger Parker

in forma semi-scenica

Nabucco Serban Vasile
Ismaele Riccardo Rados
Zaccaria Evgeny Stavinsky
Abigaille Lidia Fridman
Fenena Francesca Di Sauro
Il Gran Sacerdote di Belo Adriano Gramigni
Abdallo Giacomo Leone
Anna Vittoria Magnarello

direttore Riccardo Muti

visual artist Svccy
visual programmer Davide Broccoli
light designer Eva Bruno

Orchestra Giovanile Luigi Cherubini
Coro del Teatro Municipale di Piacenza
maestro del coro Corrado Casati
maestro di sala Davide Cavalli


Cambiare, rinnovarsi, sperimentare: sempre in nome della qualità artistica e di un incontro immediato con il pubblico più eterogeneo. È questo che fin dall’inizio ha caratterizzato l’appendice autunnale di Ravenna Festival: dalle produzioni pensate come scatole sceniche in grado di mutare sera dopo sera, alla commistione tra i linguaggi, e le epoche, più diversi, danza e poesia, teatro e musica, tecnologia virtuale e fondali onirici. E ora, ecco un altro spunto innovativo: il palcoscenico si spoglia per lasciare spazio alla musica e al canto, alla nuda interpretazione rivestita appena del gesto cromatico ed evocativo di un giovane visual artist.
Alla ricerca di nuove soluzioni sceniche capaci di restituire l’opera “in purezza”: con la piena adesione al dettato compositivo – che Riccardo Muti, ancora una volta sul podio della sua giovane orchestra, distilla indagando nelle pieghe della partitura; e al tempo stesso di esaltarne le atmosfere e gli stati d’animo più riposti. Verso una nuova scena, lontana dall’agire convenzionale del palcoscenico, ma anche dalla dimensione asettica del concerto; scevra da ogni intento didascalico, eppure calata nel cuore drammaturgico del testo musicale. Il testo infallibile dell’opera italiana: il lirismo tragico e lunare del capolavoro di Bellini e l’eroico anelito alla libertà che innerva Nabucco, così come il fremito espressivo che attraversa ogni singola pagina di Verdi.

Programma di sala